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Come sta cambiando la professione nel mondo dell’Industry 4.0?

Qualche tempo fa ho avuto l’opportunità di collaborare con un network di professionisti provenienti da varie esperienze, al libro Professioni 4.0 – La trasformazione digitale delle imprese e dei ruoli, recentemente pubblicato da Soiel International.

La trasformazione digitale, ovvero il passaggio dalla tecnologia meccanica ed elettronica a quella digitale e alla robotica, sta influenzando tutti i settori aziendali. L’obiettivo degli autori del libro è quello di comprendere, attraverso le testimonianze di numerosi top manager di diverse realtà, il cambiamento (definito come quarta Rivoluzione Industriale) e i mutamenti organizzativi – e non solo – che questo porta con sé all’interno delle aziende.

Il mio contributo a questo interessante progetto è racchiuso in una testimonianza che riguarda il settore di cui da anni mi occupo, ovvero quello della formazione aziendale.

Voglio quindi condividere con voi il mio pensiero, pubblicato anche all’interno del libro, su un tema sempre più attuale e urgente in azienda: come la digital transformation sta influenzando il campo della formazione aziendale.

Il punto di vista della formazione nell’Industry 4.0

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una fortissima evoluzione nel mondo delle aziende. I principali paradigmi si sono modificati, prendendo però molto spesso direzioni non univoche. Ciò comporta una sempre più difficile lettura del contesto e quindi una maggior complessità nel cercare di interpretarlo e tradurlo in piani operativi.

Anche coloro che si occupano di formazione hanno dovuto modificare approcci, strumenti e metodologie. Il concetto di Industry 4.0, applicato al nostro ambito professionale, può essere rappresentato attraverso tre concetti che forse riescono insieme a riassumere l’evoluzione che sta vivendo il mondo della formazione: flessibilità, innovazione, valore aggiunto.

La flessibilità nella formazione 4.0

La flessibilità significa riuscire a seguire i fabbisogni delle aziende clienti in modo attento e continuo, avere un modello operativo che sappia reagire e adeguarsi a tempistiche e processi decisionali a volte molto lunghi, a volte repentini e immediati.

Il tempo, nell’Industry 4.0, è definitivamente diventato, a mio avviso, la principale variabile critica di successo; e saper vivere “a tempo” con le aziende clienti e partner è fondamentale. Flessibilità vuol dire anche avere la capacità di adottare approcci diversi a seconda dei contesti operativi e soprattutto dei modelli valoriali che permeano ciascuna organizzazione.

Ogni azienda ha una sua particolare impronta e dei suoi caratteristici tratti distintivi. La sfida è quella di coglierli e interpretarli.

L’innovazione nella formazione 4.0

Non vuol dire solamente riuscire a utilizzare al meglio le nuove tecnologie per sviluppare i propri progetti. Certo, questo è un punto centrale e sempre più il mondo della formazione utilizzerà strumenti digitali, piattaforme di condivisione, applicazioni e software per l’apprendimento personalizzato a distanza.

Ma, appunto, si tratta di strumenti. La vera sfida della formazione 4.0 è quella di innovare i contenuti, riuscendo a interpretare in modo originale, coinvolgente e ricco di stimoli il vasto mondo delle soft skill (competenze non specifiche, legate alle inclinazioni e agli interessi dell’individuo).

Tutte le ricerche confermano che anche nei prossimi anni la vera differenza sarà fatta da chi investe in questa direzione. Aldilà delle competenze tecniche che caratterizzano ciascuna professione, altre come la capacità negoziale, il complex problem solving (soluzioni di problemi complessi), la gestione del tempo, la creatività o la motivazione intrinseca, solo per citarne alcune, saranno competenze sempre più ricercate.

Il valore aggiunto nella formazione 4.0

Forse è il concetto più importante, e per affrontarlo è necessaria una premessa. Ormai si possono trovare contenuti didattici e tutorial dappertutto. Da un lato la tendenza degli individui a costruire da sé il proprio percorso formativo sarà sempre maggiore, dall’altro le aziende non sono ormai più disponibili a investire risorse in formazione senza vederne, o almeno poter prevedere, un ROI [acronimo in inglese di Return On Investment, un risultato che giustifichi l’investimento, NdC] accettabile.

Quindi portare valore aggiunto è realmente la principale sfida che sta affrontando chiunque si occupi di formazione. Da un lato verso i destinatari finali: supportare i singoli individui nell’aumentare il proprio valore professionale attraverso l’acquisizione di tecniche manageriali e metodologie relazionali basate sull’intelligenza emotiva. Dall’altro verso le aziende committenti: portare valore aggiunto attraverso risultati misurabili, attraverso il value for money (rapporto qualità-prezzo) dei progetti di sviluppo che vengono implementati, attraverso un costante aggiornamento di metodologie, strumenti e approcci didattici innovativi e coinvolgenti.

Un pensiero personale sulla formazione 4.0

Per concludere, una riflessione di tipo personale. Credo che Industry 4.0 non sia solo Internet delle cose, o velocità nell’analisi dei Big Data o standardizzazione dei processi operativi. Credo fortemente che sia anche il recupero di una dimensione umana, in cui il costante allenamento e miglioramento delle proprie soft skill potrà consentire di fare realmente la differenza, sia dal punto di vista professionale che personale. E credo che ciò sia ancor più vero per chi riveste ruoli manageriali o imprenditoriali, e che quindi coni propri comportamenti, atteggiamenti e approcci al lavoro deve essere di esempio e guida per gli altri.

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Siamo una società che si occupa di formazione. Siamo specializzati in sviluppo manageriale, corsi di formazione aziendali, percorsi di coaching individuale e di team.

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AdActa-Claudio-Vernata
Claudio Vernata

Nato a Roma, ma ormai milanese di adozione. Ha fondato AdActa Consulting con Leonardo Paoletti. Ha esperienze nella direzione HR della Pirelli e della Rinascente Grandi Magazzini, dove è stato per dieci anni HR manager. Progetta e gestisce percorsi formativi su tutte le tematiche manageriali. La sua missione: fornire strumenti alle persone per vivere meglio la dimensione professionale e raggiungere i propri obiettivi. Per questo i suoi interventi sono improntati a concretezza e praticità.